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Friedrich Andreoni svela alla città Arco, Archè, Archetipo

Andreoni

Inaugura venerdì 26 aprile alle 18.30, il terzo episodio del progetto di Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura ‘Dalle sculture nella città all’arte delle comunità’ a cura di Marcello Smarrelli, che coinvolge nell’arco dell’anno i 12 Quartieri e il Municipio di Monteciccardo, sviluppando come fulcro tematico il rapporto tra le arti e lo spazio pubblico. Protagonista è il Quartiere 2 – Cinque Torri – Santa Veneranda che svela alla città Arco, Archè, Archetipo, l’intervento di Friedrich Andreoni, a cura di Caterina Angelucci, che attraverso un vero e proprio itinerario presenta tre installazioni site-specificTracce mnemonicheTracce mnemoniche I e IIArchè.

Dialogando con la tradizione popolare, storico-artistica e paesaggistica del territorio, queste sono concepite quali attivatrici della memoria del Quartiere. Senza alterare i connotati, l’artista ne rivela e svela la preziosità mediante un processo di astrazione e sublimazione, finalizzato alla ‘ri-scoperta’ di un luogo già conosciuto, ora filtrato da un punto di vista inedito. La scelta del titolo del progetto è una licenza poetica dell’artista, che sceglie di ‘declinare’ sulla base di un’assonanza Arco, Archè e Archetipo. Il paradigma costituisce per Andreoni l’origine della ricerca, un modulo che se manipolato rivela il potenziale inespresso degli elementi.

L’appuntamento è al Lavatoio di Santa Veneranda (strada di Fonte Maiano 1). Saranno presenti l’artista Friedrich AndreoniCaterina Angelucci curatrice del progetto, Giordano Tamanti presidente del Quartiere 2 – Cinque Torri – Santa Veneranda.

Tracce mnemoniche è un’installazione sonora posta all’interno del Lavatoio di Santa Veneranda. Immerse nell’acqua, le casse diffondono la melodia della Petit messe solennelle di Gioachino Rossini, composta nel 1863, cinque anni prima di morire. L’opera fu l’ultima del compositore pesarese, tra i più celebri della storia della musica, ed è considerata il suo testamento spirituale tanto che, in un’alternanza tra musica da chiesa e musica profana, Rossini chiede a Dio che gli sia concesso il paradiso. Con Tracce mnemoniche Andreoni si inserisce nel paesaggio e nell’architettura esistente, riflettendo sull’originaria valenza del lavatoio, la cui fonte era nota sin dai secoli III-II a.C. (Lex Flaminia De Agro Gallico et Piceno viritim dividundo, 232 a.C.) per le sue proprietà terapeutiche: in un cortocircuito temporale, l’acqua diventa il medium di contatto con la storia e la melodia le tracce delle memorie che trattiene aldilà del mondo.

Con Tracce mnemoniche I e II, due bandiere sono installate all’ingresso del Quartiere di Santa Veneranda, sul loro drappo è stampato lo spettrogramma del campione sonoro che riproduce la Petit messe solennelle di Rossini. Strettamente legata a Tracce Mnemoniche, l’opera utilizza la bandiera quale simbolo identitario per conferire nuova forma alle memorie universali trattenute dalla fonte del lavatoio. Attraverso l’intervento dell’artista, il suono viene sublimato in colore e forma divenendo immagine astratta.

Conclude l’itinerario Archè, una scultura in profilo di ferro composta da cinque archi a sesto acuto dell’altezza di sei metri che riprendono la forma dei cross fade equal power, installata nelle colline tra Santa Veneranda e Cinque Torri, totalmente immersa nell’elemento naturale. Partendo dall’etimologia della parola greca archè, ‘origine’, Andreoni si ispira al cosiddetto Anemoscopio Boscovich, un disco di marmo lunense risalente al II secolo d.C., oggi conservato presso il Museo Archeologico Oliveriano di Pesaro: rotto in due pezzi, sulla faccia superiore presenta il planisfero, mentre su quella dello spessore i nomi greci, traslitterati in latino, di dodici venti. Archè per Friedrich Andreoni è una danza circolare, un moto ripetuto che inizia e si conclude sempre nello stesso punto, tanto da confonderne l’origine. Il movimento apparente degli archi, cinque come i personaggi de La danza di Henri Matisse (1909), oscilla nella ripetizione continua del medesimo motivo, i cui volumi abitano la memoria dei luoghi e del tempo.

Friedrich Andreoni (Pesaro, 1995)

E’ un artista italiano cresciuto tra l’Italia e il Medio Oriente. Nel 2020 si diploma presso la Weißensee Academy of Art di Berlino e vince la borsa di studio DAAD – German Academic Exchange Service grazie alla quale svolge attività di ricerca presso il dipartimento Sound della School of The Art Institute of Chicago. Dal 2018 Andreoni è membro della Studienstiftung des deutschen Volkes (German Academic Scholarship Foundation). Recentemente il suo progetto SHIFT (2021-22) è stato presentato all’interno del programma ufficiale della quarta Biennale di Architettura di Chicago The Available City e ha ricevuto la menzione speciale per il Premio delle Pontificie Accademie Vaticane – Virtuosi del Pantheon, come unico artista visivo tra diversi studi di architettura. Nel 2023 vince il Ducato Art Prize per la sezione Academy. Nel 2024, partecipa alla prima edizione della residenza WONDERFUL! Art Research Program 2024 al Museo Novecento di Firenze. Al momento Friedrich Andreoni è Meisterschüler dell’artista Susan Philipsz a Dresda (Germania).

Caterina Angelucci (Urbino, 1995)

E’ giornalista e curatrice indipendente, laureata in Lettere Moderne con specializzazione in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 2021 ha fondato la residenza per artisti Lido La Fortuna (Associazione Lido Contemporaneo, Fano, PU) e fa parte del gruppo di ricerca di Endless Residency avviato da Viafarini (Milano), assegnatario del Grant Italian Council X edizione. Nel 2023 pubblica per postmedia books Endless Residency. Un osservatorio sulla mobilità artistica e dal 2024 fa parte della redazione di Artribune.

ARCO, ARCHÈ, ARCHETIPO

Friedrich Andreoni

a cura di Caterina Angelucci

Quartiere 2 – Cinque Torri – Santa Veneranda

Inaugurazione 26 aprile ore 18.30

Lavatoio di Santa Veneranda (strada di Fonte Maiano 1, Pesaro)

Venerdì 19 inaugura ‘Meteorite, gemello’ di Paolo Icaro

Icaro

Meteorite, gemello’ di Paolo Icaro si svela alla città. Venerdì 19 aprile alle ore 11 alla Biblioteca di Quartiere di Villa Fastiggi (via della Concordia s.n.), si svolgerà la conferenza + preview stampa del secondo episodio di Dalle sculture nella città all’arte delle comunità, il progetto di Pesaro 2024 che si interroga sul ruolo dell’arte nello spazio pubblico con una mostra e 12 opere d’arte permanenti nei Quartieri e nel Municipio di Monteciccardo, nate dal dialogo con i cittadini.

 Questa volta protagonista è il Quartiere 4 – Villa Fastiggi – Villa Ceccolini che svela alla città ‘Meteorite, gemello’, l’opera ideata da Paolo Icaro con una poesia di Gianni D’Elia, risultato della condivisione del percorso creativo tra l’artista e la comunità di riferimento. Il progetto è a cura di Marcello Smarrelli.

 L’inaugurazione al pubblico è prevista nella stessa giornata con un doppio momento: alle 17.30 a Rocca Costanza e alle 18.30 alla Biblioteca di Quartiere di Villa Fastiggi cui seguirà un momento conviviale al Circolo ARCI Villa Fastiggi.

Alla conferenza intervengono: Daniele Vimini assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro e presidente Pesaro 2024; l’artista Paolo Icaro; il curatore Marcello SmarrelliAndrea Salvatori presidente del Quartiere 4 – Villa Fastiggi – Villa Ceccolini.

PAOLO ICARO  
Paolo Icaro è nato a Torino il 30 settembre 1936. Vive e lavora in provincia di Pesaro e Urbino. Ha iniziato la sua carriera a Roma negli anni ’60, per poi trasferirsi a New York nel 1966. Tornato in Italia nel 1968, ha preso parte alle più importanti mostre dell’avanguardia internazionale, partecipando alla mostra “Op Losse Schroeven. Situaties en cryptostructuren” allo Stedelijk Museum ad Amsterdam e a “When Attitudes Become Form” presso la Kunsthalle di Berna. Nel 1971 si trasferisce nel Connecticut dove risiederà per un decennio, prima di stabilirsi definitivamente in Italia negli anni Ottanta. Numerose nel frattempo sono le mostre personali che tiene in importanti gallerie europee e americane: Annemarie Verna; Françoise Lambert; Marilena Bonomo; Massimo Minini ; Paul Maenz; Hal Bromm; Jack Tilton. Negli ultimi anni ha tenuto numerose personali in spazi pubblici e museali, tra cui: Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro; Camec di La Spezia; Università Statale di Milano e Fondazione Querini Stampalia a Venezia. Nel 2019 la GAM di Torino ospita una mostra antologica, che racconta 55 anni di lavoro: “Paolo Icaro: Antologia / Anthology 1964 – 2019”. I suoi lavori sono presenti in alcune delle più importanti collezioni pubbliche internazionali, tra cui il Centre Pompidou a Parigi. 

 

Villa Marina cambia pelle

Villa Marina

Pesaro 2024 presenta un nuovo progetto di dossier che arricchisce il calendario dell’anno da Capitale. La pelle sotto. Decolonizzare Villa Marina prende forma nella sezione della natura imprevedibile della cultura ‘attorno’ ad un luogo molto ‘speciale’: la Colonia di Villa Marina, edificio fascista nel lungomare di Pesaro (città natale degli autori). Attraverso fotografie, installazioni e parole, il progetto indaga la percezione che i cittadini hanno della colonia di Villa Marina, per riconnettersi a fatti – tra presente e passato – relativi alla questione razziale. Inaugurata questa mattina l’installazione fotografica Bagni di Sole a cura di Nicola Perugini e Tommaso Fiscaletti (visibile fino al 31 dicembre 2024).

L’opera rappresenta appunto l’atto introduttivo del progetto La pelle sotto. Decolonizzare Villa Marina. Si tratta di una installazione site-specific, quindi pensata e realizzata per essere installata sopra una delle imponenti pareti della colonia, quella che guarda alla piscina e che collega la spiaggia a viale Trieste. Una fotografia che accosta e lega insieme memorie che si intrecciano e che ci riguardano molto da vicino: sia che facciano parte della storia dell’emblematico edificio di epoca fascista, sia che provengano da altri contesti, da città e da continenti differenti, solo apparentemente slegati dalle vicende di Pesaro. L’esperienza per immagini rappresentata nella gigantografia si articola in un montaggio di frammenti che invita a riscoprire il rapporto tra la dimensione locale e l’orizzonte coloniale e dunque globale di Villa Marina. Si parte da un’immagine centrale – che mostra l’innocenza dei bambini ospiti della colonia, la gioia del mare e del sole – per poi riconnettersi, attraverso la presenza di oggetti naturali, a memorie (intime o di pubblico dominio) che invitano chi guarda a fare i conti con l’amnesia collettiva sul passato coloniale dell’Italia e con la sempre viva questione razziale. L‘obiettivo di questa grande fotografia è quello di ri-portare lo sguardo di cittadini e visitatori verso un edificio che fa parte del ‘patrimonio scomodo’ e troppo a lungo abbandonato, della città e del nostro paese. Entrambi residenti all’estero da molti anni, i due autori pesaresi Fiscaletti e Perugini ritornano nella loro città con quest’opera che esplora il tema della riscoperta, del cambiamento del senso comune e di nuove possibilità per il futuro attraverso la comprensione critica del passato.

All’inaugurazione erano presenti: per il Comune di Pesaro, il sindaco Matteo Ricci e Daniele Vimini vicesindaco e assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro; i curatori Nicola Perugini e Tommaso Fiscaletti; Marco Livi direttore artistico e di produzione per Macula – Cultura Fotografica; Massimo Testa direttore provinciale Pesaro INPS, Marino Bellucci/Dbm.

Così Matteo Ricci: “Il ringraziamento va agli artisti che attraverso quest’opera si sono inseriti nella Capitale italiana della cultura 2024, con un messaggio bellissimo: quello della lotta contro il razzismo. Siamo contenti che INPS abbia accettato questa idea, di utilizzare la copertura di Villa Marina per ospitare una bellissima opera che fa riflettere. L’auspicio è che la fondazione INPS riesca a vendere questo edificio e che possa risplendere. L’installazione ‘Bagni di Sole’ rende dignitoso questo spazio, a cui sono legate tante persone. Un luogo della memoria, dell’arte“.

Per Daniele Vimini “Il programma di Pesaro 2024 è nato dai bisogni e dai desideri degli abitanti di oggi per sviluppare azioni concrete di riscrittura urbana e culturale a vantaggio degli abitanti futuri. Questa matrice civica – accanto naturalmente al valore artistico – emerge molto chiaramente anche in ‘La pelle sotto. Decolonizzare Villa Marina’, progetto che attraverso lo studio di materiali e archivi che documentano un luogo iconico della città, rilegge la geografia urbana del presente portando a galla una memoria ingombrante su cui serviva luce. Un’azione di ricerca preziosa, avviata nell’anno da Capitale che rimarrà come consapevolezza permanente per la comunità del territorio“.

“Bagni di Sole’ e il progetto ‘La Pelle Sotto’ nascono dal costante incontro fisico e con lo sguardo con Villa Marina” sottolinea Nicola Perugini. “Per anni, ogni estate, ritornando a Pesaro con mia moglie (artista e docente palestinese-italiana, anche lei parte delle immagini dell’installazione!) e i miei figli per visitare la mia famiglia nella zona mare-porto, mi sono trovato davanti l’enorme edificio abbandonato e i teli svolazzanti. Mi sono sempre domandato come mai nelle targhe, nei ricordi delle persone con cui parlavo della colonia, fosse completamente rimossa la ‘storia scomoda’ di Villa Marina, il passato fascista e imperialista di questa istituzione elioterapica e talassoterapica. Insieme a Tommaso Fiscaletti abbiamo iniziato a condividere i nostri saperi, le nostre impressioni e a pensare a un progetto tra arte e ricerca dopo aver studiato materiali e archivi. Questo nesso tra, per così dire, il ‘colonialismo interno’ delle colonie fasciste per giovani in territorio italiano e il ‘colonialismo esterno’ delle conquiste violente dei territori d’oltremare in Africa è il cuore del progetto.

Villa Marina, con la sua innocenza di edificio fatiscente e abbandonato sul nostro lungo mare, incarna un’amnesia nazionale e internazionale: l’amnesia del passato coloniale italiano e occidentale, il rimosso delle origini storiche delle forme di razzismo che vediamo nel presente. Fare i conti con il passato significa fare i conti con il presente. Speriamo che lo spazio da oltre 200 metri quadrati sulla facciata della colonia porti a un risveglio critico della memoria locale e del nostro rapporto con l’amnesia coloniale. Uno spazio imponente che costituisce l’inizio di un processo di trasformazione della memoria della colonia. Il nostro intervento vuole creare consapevolezza civica e politica, e attraverso l’arte e la ricerca creare attivamente un nuovo senso, un nuovo significato, decolonizzato, di Villa Marina. Vogliamo lasciare nuove tracce”.

Continua Tommaso Fiscaletti: “La Pelle Sotto’ è un progetto che vorremmo sviluppare attraversando linguaggi e media differenti, nel tentativo di arricchire la percezione che abbiamo della Colonia di Villa Marina, riconsiderando ciò che rappresenta. Penso che l’installazione Bagni di Sole, possa introdurre al meglio questo percorso proprio perché porta con se l’essenza del progetto e del nostro pensiero. Dopo una pima visita e la creazione di alcune fotografie, con Nicola Perugini abbiamo presto intuito come Villa Marina fosse un soggetto sia dal punto di vista intellettuale che affettivo, importante per far convergere le nostre esperienze e creare qualcosa di radicato in pensieri che condividiamo, nella città in cui siamo entrambi cresciuti. La questione razziale, vivendo in Sudafrica da oltre dieci anni è per me e la mia famiglia alla base della quotidianità e la dedizione di Nicola a certi temi, come antropologo e come uomo è stata sicuramente d’ ispirazione, nel pensare a come veicolare questo pensiero in maniera inaspettata, servendoci dei media con cui mi confronto quotidianamente.

Da quella prima visita ad oggi, La Pelle Sotto ha preso forma (in queste sua prime espressioni) attraverso intense ricerche, centinaia di ore al telefono, lunghe sessioni di lavoro in studio e ripetute visite all’emblematico edificio. Le possibilità e intuizioni emerse negli ultimi due anni di lavoro, pensando ad una installazione sulla colonia che permettesse di vivere una riscoperta del luogo e delle sue origini, della sua connessione con il colonialismo d’oltremare, sono state molteplici. La gestualità che sta dietro alla grande immagine che infine abbiamo deciso di creare è però qualcosa che ha convinto subito entrambi: Le origini della Colonia, la sua memoria controversa e in qualche modo abbandonata, viene riscoperta e contestualizzata organizzando fisicamente una rete di contenuti appartenenti al nostro percorso. Un gesto guidato dalla natura, che riteniamo tanto elementare quanto scatenante. Abbiamo quindi utilizzato le dimensioni della facciata come una sorta di amplificatore in cui piccoli fondamentali elementi si manifestano come enormi, nel tentativo di evocare la possibilità di un avvicinamento a qualcosa di molto lontano“.

Così Marco Livi: “Macula ha supportato Nicola e Tommaso nella progettazione di ‘La Pelle Sotto, Decolonizzare Villa Marina’ contribuendo con la propria esperienza alla ricerca fotografica d’archivio, alla produzione e alle attività di coinvolgimento partecipativo. Insieme ai due autori, abbiamo svolto ricerche d’archivio e realizzato interviste, che hanno permesso di dare concretezza ai valori dell’opera complessiva, facendo riaffiorare un mondo dimenticato, o forse sopito, nei ricordi di chi ha vissuto questi luoghi in momenti storici anche molto diversi tra loro sul piano sociale. Le opere riflettono quindi questo studio che si concretizza ora in Bagni di Sole ma che darà vita anche a un archivio curato da Macula in cui confluiranno i materiali raccolti per renderli pubblicamente fruibili“.

Massimo Testa ha ricordato il ruolo di INPS come soggetto di welfare dunque in sintonia con il tema che affronta questo progetto: il ruolo delle colonie storiche nelle politiche di Guerra. “Apprezzo che si sia scelto di diffondere un messaggio così forte e così rilevante come la lotta al razzismo e alle logiche del dominio che trascendono i singoli periodi storici e sono pericoli su cui ci confrontiamo quotidinamente“.

Il progetto

Patrimonio cittadino protetto dal Ministero della cultura, la Colonia di Villa Marina è ‘segnata’ da una memoria complessa. Inaugurata nel 1928, l’imponente struttura architettonica in riva al mare nasce durante il periodo fascista con una doppia funzione: ospitare i bambini provenienti da classi disagiate e rafforzare la ‘salute dei corpi’ attraverso l’elioterapia e il soggiorno marino, al fine di costruire una ‘stirpe italica’ capace di colonizzare altre popolazioni nel continente africano. ‘La pelle sotto’ è un progetto di ricerca partecipativa e di interventi artistici che intende ‘decolonizzare’ la Colonia Villa Marina facendo riaffiorare criticamente questa memoria ingombrante che lega Pesaro alla storia mondiale della dominazione razziale. Ma anche ripensare la trasformazione della Colonia in una istituzione democratica che, nei decenni successivi alla liberazione nazionale, ha ospitato intere generazioni di bambini e studenti in un nuovo contesto, senza tuttavia che si sia mai interrogato a fondo il legame di Villa Marina con la questione coloniale d’oltremare, uno dei grandi rimossi dell’Italia.

Attraverso eventi artistici e momenti di confronto pubblico, il progetto costruisce le basi per immaginare una ‘colonia decolonizzata’: l’installazione ‘Bagni di sole’ su una delle facciate dell’edificio e una mostra fotografica diffusa sul circuito delle affissioni urbane aiuteranno a riscoprire con lo sguardo frammenti di Villa Marina, dopo il suo abbandono per oltre due decenni. Con la raccolta di testimonianze, immagini e oggetti della memoria, si creerà un archivio da restituire alla cittadinanza, mentre una serie di interventi aprirà ai molteplici significati della colonia e ai suoi utilizzi nel futuro. ‘La pelle sotto. Decolonizzare Villa Marina’ è curato da Nicola Perugini e Tommaso Fiscaletti con il supporto dell’associazione Macula – Cultura Fotografica.

La pelle sotto. Decolonizzare Villa Marina è un progetto possibile grazie al sostegno e alla collaborazione di INPS – nelle persone di: Ferdinando Montaldi e Roberta Chirici funzionari di alta professionalità, Emanuela Zambataro direttore regionale, Massimo Testa direttore provinciale Pesaro – e della Gestione Commissariale Fondo Buonuscita per i lavoratori Poste Italiane.

Un ringraziamento speciale alla ditta Dbm di Bellucci Marino & C. S.a.s. e al suo staff che per conto di INPS ha montato le impalcature e i teli, e in generale cura da 15 anni la manutenzione e la messa in sicurezza di Villa Marina.

Calendario progetto

13 aprile – 31 dicembre, Villa Marina installazione Bagni di Sole.

17 giugno – 28 luglio: inaugurazione e apertura della mostra fotografica diffusa sull’area urbana.

29 giugno, Pesaro Studi (viale Trieste): incontro pubblico sui temi alla base del progetto

Riscopriamo Villa Marina! Contribuisci anche tu con le tue vecchie foto o testimonianze!

Riscopriamo Villa Marina!

Macula invita tutti i cittadini, pesaresi e non, a partecipare attivamente a un grande progetto collettivo dedicato alla Colonia di Villa Marina e che fa parte del ricco programma di Pesaro 2024 – Capitale Italiana della Cultura. 

Il progetto, intitolato La pelle sotto. Decolonizzare Villa Marina, ha l’obiettivo di riportare in superficie la memoria complessa di questo patrimonio architettonico pesarese ricco di storia e ora abbandonato. Per questo ci rivolgiamo a tutti coloro che hanno passato periodi della loro vita a Villa Marina o che conoscono particolari della sua vicenda, invitandoli a contribuire all’iniziativa con fotografie, video, oggetti, documenti o testimonianze. 

I materiali raccolti verranno pubblicati su un sito web dedicato per poter essere restituiti alla città e a un pubblico più ampio, inclusi gli abitanti delle ex-colonie d’oltremare. 

La Colonia di Villa Marina, tornata al centro dell’attenzione civica anche grazie al progetto di Macula, fu costruita durante il Ventennio fascista per edificare una “stirpe italica”, rafforzando la “salute dei corpi” con la terapia del sole per preparare i giovani a colonizzare altre popolazioni nel continente africano, intrecciando così la sua storia ai temi del colonialismo d’oltremare e della razza. Dopo la Resistenza e i danneggiamenti causati dai bombardamenti degli Alleati — Villa Marina era punto di arrivo orientale della Linea Gotica sul mare Adriatico – la colonia divenne un’istituzione democratica, ospitando nel corso dei decenni intere generazioni di bambini e studenti. 


Come partecipare

Contattaci per mostrarci le tue vecchie foto, video, oggetti, documenti o per condividere la tua testimonianza. Per i materiali potrai scegliere tra diverse soluzioni:

  • acquisizione digitale gratuita del materiale, che verrà poi restituito;
  • deposito temporaneo del materiale presso Macula;
  • donazione del materiale che entrerà a far parte dell’archivio pubblico di Macula.

Hai una tua esperienza a Villa Marina che vuoi condividere?
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